Dal 09.11.2024 al 04.05.2025
Roma – Museo Nazionale Romano
Terme di Diocleziano
Tony Cragg
Tony Cragg (Liverpool, 1949) dopo il diploma lavora per due anni come tecnico di laboratorio nel campo della ricerca biochimica. Durante questo periodo inizia a disegnare e viene ammesso nel
1969 al Gloucestershire College of Art and Design e successivamente alla Wimbledon School of Art. Nel 1973 si iscrive al Royal College of Art di Londra, dove si concentra sulla scultura. Prima di iniziare a lavorare con materiali tradizionali come la pietra, il ferro e il bronzo, le sue opere sono concepite come assemblaggi di elementi di scarto e objets trouvés e la sua ricerca risente dell’influenza del Minimalismo e della Land Art. Nel 1976 inizia ad insegnare all’École des Beaux-Arts di Metz e l’anno successivo si trasferisce a Wuppertal dove nel 2008 fonda lo Skulpturenpark Waldfrieden. Dal 1978 al 1988 è docente all’Accademia d’Arte di Düsseldorf, successivamente è a Berlino all’Università delle Arti dove insegna scultura e nel 2006 a Düsseldorf all’Accademia d’Arte, che dirige dal 2009 al 2014.
Dal 1977 in poi le sue opere vengono esposte nei maggiori musei e istituzioni del mondo e le sue opere entrano a far parte delle più importanti collezioni d’arte pubblica e privata. È stato più volte presentato alla Biennale di Venezia e alla Documenta di Kassel, nonché alle biennali di San Paolo e Sydney. Nel 1988 gli viene assegnato il Turner Prize. Dopo aver ricevuto diversi dottorati onorari e molti altri eminenti premi, nel 2003 viene nomi nato comandante dell’Impero Britannico. Nel 2007 la Corte Imperiale Giapponese gli conferisce il Pra-emium Imperiale come uno tra i maggiori scultori odierni. Recentemente le sue opere sono apparse in mostre personali nel 2022 al Museo Novecento di Firenze, nel 2023 alla Reggia di Venaria e nel 2024 presso il Negozio Olivetti in Piazza San Marco a Venezia.
“L’arte è l’unica disciplina che usa la materia e i materiali in modo non utilitaristico, unicamente per creare
nuove forme, nuove idee, nuove emozioni.”
(T.C.)
“Tony Cragg. Infinite forme e bellissime” porta nelle Aule delle Terme di Diocleziano ben 18 sculture realizzate negli ultimi due decenni. Le antiche
strutture delle Terme non sono nuove al dialogo con opere contemporanee: le loro alterne vicende, le molteplici trasformazioni che hanno subito, i secoli che hanno attraversato ne fanno un luogo
vitale e accogliente. Questa mostra crea uno stimolante confronto tra le pure ed essenziali architetture degli spazi termali, le loro grandiose coperture, i geometrici volumi delle Aule X, XI e XI bis con le forme seducenti, perturbanti, misteriose delle sculture dell’artista inglese. Un affasciante e animato incontro tra la perfezione della tecnica costruttiva del mondo antico e i rimandi ad elementi naturali
del mondo minerale e vegetale, alla geologia e alla biologia, evocando le onde del mare, le strutture geometriche di una pianta o di una conchiglia. I diversi materiali in cui sono realizzate le opere – bronzo, legno, travertino, acciaio, fibra di vetro – si uniscono a questo coro polifonico di elementi, interagendo con le forme morbide e scolpite di antichi sarcofagi e statue di marmo, con i toni violacei dei laterizi delle murature e con le tessere bianche e nere dei mosaici. L’esplorazione delle relazioni tra le forme del mondo naturale e quelle degli spazi
artificiali non si limita alle sole antiche architettu re romane, ma si irradia al di fuori delle Terme di Diocleziano attraverso vie e strade, giungendo allepiazze della città, le cui forme familiari si rivelanoora nuove e inaspettate.
“Infinite forme e bellissime” fa riferimento ad una frase topica di Charles Darwin: “Vi è qualcosa di grandioso in questa concezione della vita, con le sue molte capacità, che inizialmente fu data a poche forme o ad una sola e che, mentre il pianeta seguita a girare secondo la legge immutabile della gravità, si è evoluta e si evolve, partendo da inizi così semplici, fino a creare infinite forme estremamente belle e meravigliose”. Da qui nasce il titolo della mostra che evoca l’inarrestabile entusiasmo dell’artista di fronte alla ricchezza delle architetture della vita; dal microcosmo al macrocosmo, alla meraviglia che suscita il pensiero stesso, mai pago di affondare nella conoscenza della realtà, nella inesauribile ricchezza di forme e modelli, di strutture e processi generativi che il mondo naturale ci mette davanti agli occhi: una ricchezza cui corrisponde il fare dell’artista, in particolare quello dello scultore, che può ‘pensare’ e creare nuove forme senza porsi limiti nell’utilizzo di mezzi e materiali. Un fecondo scambio di intuizioni e immagini tra naturale e artificiale, tra modelli biomorfici e virtuali, che derivano dall’osservazione delle composizioni organiche e
delle strutture cristalline dei minerali, fino a coinvolgere forme elaborate digitalmente, e prodotti nati artificialmente in laboratorio: dall’archeologia, alla geologia, dalla storia dell’arte, alla biologia.
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